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Quest’area è conosciuta fin dai tempi antichi per la qualità della pietra che veniva estratta dalla cava nota come Cava di Ponte Racli. Importante per aver fornito in epoca rinascimentale artigiani e lapicidi medunesi, tra questi anche lo scultore G. A. Pilacorte, che sceglievano di utilizzare questa pietra per la realizzazione delle loro opere. Oggi l’area è stata recuperata grazie ad un intervento congiunto di forze tra il Comune di Meduno, la Polisportiva Valmeduna e Gruppo Alpini Valmeduna, il CAI, la Sezione ANA di Pordenone, il fondamentale concorso della squadra Soccorso Alpino militare del 3° Reggimento Artiglieria da Montagna e degli istruttori della scuola alpina Marcello Foscato del CAI di Spilimbergo.
LA FERRATA
La ferrata comincia sul lato sinistro della falesia a 330m slm e si sviluppa in diagonale. La parete è una falesia naturale di roccia calcarea, ricca di una significativa fauna fossile del periodo Cretacico, descritta e illustrata nel 1896 dal geologo tedesco Karl Futterer (1866-1906). La ferrata si compone di 7 tratte di 25 metri ciascuna e raggiunge il bosco sovrastante. Da qui il sentiero conduce alla borgata medievale di Barbeadis (550m slm) dove è possibile proseguire scendendo lungo la mulattiera, fino ad arrivare a Redona nei pressi del lago.
